Ma chi era Lenz? Tipica figura dello Sturm und Drang, affascinante nella sua personalità complessa, che incontra Goethe a Strasburgo nel 1771. Da Weimar viene espulso l'anno seguente, si reca anche in Svizzera per finire a Mosca, in perfetta solitudine. Con la novella Lenz (1835), Georg Büchner erige un monumento alla sua memoria, per Walser non è lo scansafatiche di Eichendorff e nemmeno il giramondo Wilhelm Meister di Goethe. E' piuttosto il disperato Lenz di Buchner, che vaga fuggendo qualcosa che già lo possiede.
A questo personaggio inafferrabile Thomas Imbach guarda con una grande libertà del filmare. Di lasciarsi andare al piacere di entrare con la sua storia all'interno di paesaggi fisici. Splendidi, specie quando diventano spaccati mentali. Libertà di usare, dissecare, a proprio piacimento una storia. Che ora è diventata quella di Lenz, il cineasta di Berlino che parte nei Vosgi alla ricerca del personaggio e poeta omonimo del Settecento, scoperto in una novella di Georg Büchner alla quale si ispira il film.
Viaggio nell'intimità di una relazione privata, alla luce di una presenza prepotente, quella di Zermatt, dove il turbolento Lenz ritrova il figliolo. Novello Klaus Kinski, che il fuoco della propria instabilità fonde sensibilmente con il gelo prepotente della formidabile natura circostante. Il gioco ritrovato si sposa con i caprioli che si allontanano nel bosco, mentre gli stormi neri che si ribellano all'oscurità prefigurano un divenire romantico e non proprio rassicurante. Un prisma dei sentimenti, della difficoltà del filmare che si specchia nella pericolosa meraviglia del cosmo.